RACCONTO: LETTERA A UN AMICO

LETTERA A UN AMICO

(di Età Beta 3)


e-mail da: leo4venti@gmail.com

a: filippo_carbonia53@yahoo.com


Ciao Filippo,

è dalle 6 che sono in piedi

sono saltato dal letto, una molla, manco avessi fatto un lungo sonno ristoratore… invece ho dormito niente, non le mie solite 7-8 ore che mi fanno alzare di buon umore nel silenzio della casa, pronto a programmare la  giornata.

 Avrò chiuso gli occhi intorno all’una stanotte dopo una serata in poltrona, l’orecchio e lo sguardo rivolti allo schermo della tv, la testa e gli occhi impegnati a scandagliare, sfogliare lo smartphone come un libro, alla ricerca di una pagina su cui fermarmi: il wapp di un amico come me isolato nella reclusione domestica, il sito porno-hub (tanto per ricordare come eravamo, tu diresti), la video-chiamata che non arriva. Così sto vivendo il mio tempo in queste sere di isolamento coatto.

 E tu come te la passi?

  io fino adesso non avverto segnali preoccupanti, cedimenti improvvisi, sbalzi di umore

…forse comincio a sentire una forma di irrequietezza legata, certo, al bisogno di recuperare una vita piena, ma anche ad un pensiero costante con cui mi confronto e da cui traggo alimento dando senso alle mie giornate.

 Mi succede che mi lascio prendere dalla routine quotidiana mentre con la mente ripercorro il già fatto, il già detto alla ricerca di coerenze che diano significato agli eventi e formulo ipotesi. Così il mio tempo è abitato anche da altre presenze e non mi spazientisce l’idea di non avere contatti fisici. Vado avanti, di settimana in settimana.

 Mi ci trovo bene in questa condizione perché mi fa vivere nel mondo ideale che mi sono costruito. Ma questo non vuol dire che mi sento realizzato, spesso ancora avverto – ed è una sensazione che subito rimuovo – il vuoto accanto a me per l’assenza di una figura che continuo ad aspettare.

Ieri ho passato in rassegna per una mezza giornata i libri che riposano sui ripiani del componibile cielo-terra nella cameretta del raccoglimento, dove entro e ritrovo le tracce di me stesso.  Ho ripercorso gli anni scorrendo titoli ed autori che contrassegnano i miei momenti di smarrimento, le mie consolazioni, le mie conferme. Ho ritrovato anche un vecchio album di fotografie che fissano le immagini dei primi trenta anni, l’infanzia, l’adolescenza, il matrimonio dei fratelli. Lì è ferma la storia della mia prima formazione. La storia di adulto, invece, me la porto dentro.

Ti chiederai perché ti sto scrivendo questa mail, adesso.

 Perché ho capito il motivo del mio risveglio mattiniero

 e voglio parlarne con qualcuno che mi conosce, uscendo dal rimuginio dei miei pensieri e fare chiarezza in me stesso, impiegando tutto il tempo che richiede la scrittura per dare un nome alle sensazioni, trovare le parole per esprimerle,  arrivare finalmente a definire uno stato d’animo in maniera compiuta. O almeno provarci. Al telefono – anche ad avere un interlocutore paziente – non può riuscire un lavoro così meticoloso, non ti pare?

Prima ho ricordato la sensazione di vuoto al mio fianco, che da sempre avverto…

Beh…. sento di aver incontrato finalmente qualcuno che potrebbe riempirlo. Al momento non è ancora una presenza, è solo un’ombra.

 Lo so io, lui non lo sa.

 Ed ho capito perché in queste settimane di segregazione non mi monta l’impazienza della solitudine: perché non mi sento solo, assaporo il gusto della sua compagnia, seppure virtuale, nel tempo che passiamo al cellulare con le video-chiamate che materializzano la presenza, con i whatsapp che ci scriviamo, allusivi o divertenti nella giornata.

E l’attesa che intercorre tra un contatto e l’altro non è il vuoto per me, non è mancanza, è invece un tempo denso di presenza, una presenza viva nel mio pensiero… quando rifletto sulle cose dette, sulle parole usate che alle volte non esprimono in pieno idee o sentimenti, ma lasciano intendere facendo crescere l’interesse verso l’altro. Almeno per me è così.

Questo senso di pienezza mi ha reso sereno e non avverto i limiti del distanziamento sociale imposto dalla pandemia.

Però…..

 più vivo in compagnia di questi pensieri più mi dico di misurarmi, di pormi un limite per non bruciare questa occasione che la vita mi ha messo inaspettatamente davanti. Penso al dopo pandemia, quando recupereremo la possibilità della frequentazione, di una vita libera da costrizioni.

 E mi dico che non devo puntare ad un rapporto affettivo esclusivo, anche se so perfettamente che è quello che ho sempre voluto costruire.

 E’ un altro tipo di rapporto cui devo puntare, fatto non solo di interessi comuni e distrazioni condivise, ma anche di argomenti su cui confrontarsi, di disponibilità ad esserci, oltre la simpatia e la stima reciproca che hanno segnato il nostro punto di partenza. Lo dico pensando alle cose che ci hanno avvicinato in questi mesi ed hanno creato le condizioni per conoscerci.

Cosa mi attrae in Lorenzo (questo è il suo nome)…

la sua complessità, il suo modo di essere inafferrabile e nello stesso tempo esserci, vigile e attento spudoratamente a quello che lo circonda, la sua mente analitica, algebrica e il suo cuore caldo che si appassiona, anche troppo alle volte, e lo sforzo che fa  per contenersi, il suo bisogno celato di dare e prendere la mano, l’attesa di condivisione.

Che cosa si può volere di più. Sesso? certo una tensione c’è, è naturale, è una modalità della conoscenza…ma a quello non penso più di tanto perché so di non essere il “suo tipo”, me lo ha fatto capire indirettamente. Poi io ho sempre considerato il sesso secondario nel rapporto con l’altro, tu mi conosci, è la testa del maschio che mi prende. Allontano l’idea anche perché penso che alla mia età se posso interessare non è per il fisico, ma forse per una sorta di pacatezza, il mio essere “tranquillizzante” (qualcuno me l’ha detto) che viene dal temperamento e dall’esperienza, per cui affermo oggi che tutto si può - anzi si deve - affrontare armandosi di una giusta dose di pazienza e che… ad impossibilia nemo tenetur.

 

Tu cosa faresti al posto mio? parleresti con lui di tutto questo già adesso in modo diretto al telefono? meglio in video perché l’espressione del viso, lo sguardo aggiungono significato alle parole?

Io sento forte il bisogno di sapere cosa lui pensa, ma se lo interrogo quale sarà il risultato? la conferma di un interesse reciproco o l’imbarazzo e l’allontanamento tra di noi?

Il suo allontanamento sarebbe un colpo duro per me, anche se so che lo farebbe per proteggermi e troverebbe il modo per non ferirmi… conosco la sua sensibilità….

 Una reazione positiva mi riempirebbe ma non sopporterei l’attesa di stringerlo con slancio finalmente in un abbraccio, anche solo amichevole.

 In ogni caso si incrinerebbe l’equilibrio che mi sono creato nello stato di sospensione che vivo in questo periodo di isolamento di cui ancora non si intravede la fine.

Stiamo vivendo una esperienza che ha dell’irreale, obbligati in una condizione innaturale che impedisce di avere i contatti fisici, gli scambi materiali di cui abbiamo bisogno.

Mi trovo ad un bivio Filippo..

 

P.S.  ho riletto questa mail e sento che scrivendoti una decisione forse l’ho già presa perchè si è placata la mia impazienza.

…mi faccio bastare la complicità, la compagnia di questi giorni perchè non voglio prendere rischi.

Io voglio immaginarmelo un futuro insieme.

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