RACCONTO: FUNAMBOLI

FUNAMBOLI

(di Età Beta 4)

CAPITOLO PRIMO: Demetrio

"Mi chiamo Demetrio, 35 anni, italiano di Calabria, da 6 mesi stagista ballerino all' Amsterdam Contemporary Dance Theatre": più o meno questa la mia mail di sbrigativo curriculum all'annuncio di una specie di impresario:  cerchiamo  2 "figuranti" (sic!) tra i 25 e i 35, maschi, fisico atletico ma non palestrato, disponibili ad un numero tipo circo, una ventina di minuti, dress code nudo totale, escluso sex; prevista una piccola tournè, tra le 7 e le 15 repliche in Amsterdam e dintorni in spazi teatrali alternativi/club, 70 euro ogni esibizione. Non male penso e subito parte il mio click.  In risposta, il giorno dopo, leggo che devo chiamare un numero di cellulare. Chiamo e risponde un tale Kirk,  vocina stridula e manierosa.  Premette che occorre avere buona dimestichezza con gli anelli e contorsioni varie aeree, a cui replico che sono a mio agio con esercizi in altezza. Appuntamento due pomeriggi dopo al cabaret Garganthua. Ed eccomi lì, puntuale alle 16:00, un locale non proprio centralissimo all' angolo prospiciente una spaziosa piazzetta tra due canali, con un paio di panchine, assalita da ciclisti sudati e sfatti. Un sole tiepido qui e là è smorzato da brevi raffiche del vento da nord. Qui giugno è così, a tratti momenti caldi e freschi, dicono. Al look eloquente del Garganthua non manca nessuno dei  colori della  bandiera Rainbow, disposti a mo’ di enorme tavolozza da un pennellone disegnato sulla parete, dal manico irregolare, innervato e tutte balze, che non lascia troppi dubbi sul suo significato allusivo. Ancora una volta da che vivo qui, mi accorgo di sentirmi veramente a casa, mentre giù a Polistena ero a digiuno di colori, di esperienze, qui me ne ingozzo. Entro e chiedo, mi fanno cenno di salire una mezza rampa e di entrare a sinistra nell'aula workshop. Scosto una delle due pesanti tende da cinematografo color prugna della curiosa non-porta. Entro nel brusio e nella  musica vagamente celtica e scorgo solo lui,  Kirk immagino, la vocina dell'altro giorno al telefono. Un ometto affilato, che mi rivolge gentile lo sguardo. Ci presentiamo e mi offre da un dispenser del tè. Dopo qualche domanda e spiegazione mi chiede di salire sugli anelli: ma quali anelli? non ne vedo e mi risponde che in realtà sono quei teli ripiegati ad u a lunghe fasce e appesi al soffitto. È li che i due performers debbono appendersi, dondolare e.. quant'altro. Mi invita a spogliarmi, ma a tenere gli slip e mi chiede senza indugi di arrampicarmici, lo assecondo senza impacci. Ho alle spalle la scuola di danza e un antico allenamento all’equilibrismo aereo, perché ragazzino dai nonni in Aspromonte d'estate mi divertivo a ciondolare e  saltare tra le travi della stalla.

Resto in mutande, salgo la  scaletta di corda ed eccomi scimmia seminuda a tendermi, arcuarmi, piroettare e zompettare tra fascia e fascia, sotto l'occhio  puntuto di Kirk, il quale dopo 5 minuti mi fa cenno si scendere. Mi dice salutandomi che ci vediamo domani, stessa ora, qui per la prova, e che ci sarà pure Osip, il mio partner, un lituano quarantenne ex trapezista, “e domani - aggiunge - via lo slip, non subito però!”

Tornando  a casa, indugio tra i canali,  guardo i colori pian piano perdersi e confondersi nel bruno del tramonto; una sottile soddisfazione mi monta dentro, innanzitutto economica. Quei soldi sono la pigione pagata per i prossimi sei mesi, ma non è tutto qui, un pò di eccitazione mi guizza addosso, esibirmi è sempre stato nelle mie corde ma farlo nudo  appartiene alle mie fantasie mai confessate, forse neanche a me stesso. Finalmente voglio godermela...  non credo si tratti di un’esibizione come reazione uguale e contraria alla vergogna, ma penso che si tratti di qualcosa di più profondo. Lo scoprirò solo vivendolo. Un po' d'ansia serpeggia. Il lituano? Il nudo di per sé non mi imbarazza, è stata la mia via regia ad orientarmi e abitare il mio desiderio gay, ma sarò-saremo a nostro agio?

L'indomani vado alla prova fatto di adrenalina al punto giusto. Kirk sta già chiacchierando con Osip, media statura e corporatura sul tozzo, color latte, che è già in slip. Stretta di mano professionale, evitiamo entrambi sguardi diretti. Mentre mi spoglio Kirk ci spiega: lo spettacolo vuole celebrare la dignità di scena di ogni corpo, oltre binarismi di genere, eteronormatività, performatività da copertina. Ci saranno numeri di burlesque, freak, circo, danza acrobatica, il tutto raccontato dai corpi, spesso nudi, dei performer. Per la nostra prova  "da circo" ci chiede adesso di improvvisare. Ci da' solo due "stimoli": un cinturone in pelle dorata per ciascuno con appesi per un capo col velcron una dozzina di foulard trasparenti di vari colori, da "perdere" volta a volta, poi un lungo sifone tinto di rosso alimentato da acqua tiepida da spuzzarci reciprocamente e generosamente. Io, e credo anche Osip, ostentiamo una assoluta dimestichezza a canovacci del genere. Con un schiocco leggero delle punte delle dita Kirk ci invita ad indossare il cinturone/ gonnellino, suggerendo per maliziosa pruderie di coprirci all'inizio il sesso con qualcuno dei foulard fatto passare da parte a parte sotto il cavallo. Osip va a spogliarsi defilandosi in un cantuccio, io invece resto lì, a pochi passi da Kirk, faccio scivolare giù il mio slip e armeggio qualche istante nudo con la chiusura a strappo del cinturone per posizionarlo bene, infine lo indosso secondo istruzioni.  Non ci sono specchi, mi giro perciò verso Osip, incrocio il suo sguardo elusivo, lo ricambio compiaciuto, realizzo l'effetto d'insieme, non male direi, vagamente mi ricorda un danzatore maori di un documentario, ma parte tutt'altra musica, new age. Il braccio di Kirk ci scuote deciso invitandoci ad iniziare. La tavolozza dei nostri corpi si accenderà di colori al ritmo dei nostri passi?


CAPITOLO SECONDO: OSIP

Che strano tipo! Kirk mi aveva detto che il mio futuro partner era un esperto acrobata ma a me pare più un ballerino. Il circo è diverso, hai bisogno di muscoli. Persino la mia compagna aveva un fisico più possente di questo, come si chiama, Demetrio. Comunque vediamolo alla prova. Col mio peso sarò io a dover fare il porteur. 

Nudi poi mi sembra una cosa strana, non che mi dispiaccia, ho abbastanza da mostrare al pubblico. Mi scappa un sorrisetto al pensiero di Demetrio. Non mi ha manco guardato negli occhi, mi sa che lo imbarazza la nudità. 

A me imbarazza di più questo gonnellino, non sono mica Salomè. E il sifone che vuole rappresentare? La nostra eiaculazione? Allora ci dobbiamo inseminare a vicenda? 

Questo Kirk non me la conta giusta. Nel circo il fiato è sospeso per l'altezza e il rischio fisico. I numeri quasi non contano. Conta l'avvicinarsi al limite del possibile e non solo la bellezza dei movimenti.

Kirk invece starà giù a guardare noi e non si aspetta rischio ma corpi bagnati, gocciolanti, intrecci, contatti, scambi di ruolo. Perché solo due maschi poi? No al binarismo ma allora no anche al monismo. E mi scappa da ridere di nuovo.

Ecco sono pronto, ora gli vado incontro e cominciamo.

Mi tengo sottotono: è lui "l'agile". Gli tendo le braccia per invitarlo ad usarmi come un gradino per raggiungere le sete aeree, Luchtfoto Zijde, come le chiamano qui. 

Appena mi lascia afferro con un salto l'altro telo e con una capriola lo cavalco. La spinta mi avvicina a Demetrio che accelera il suo dondolio sfruttando la forza centrifuga per creare l’effetto di rotazione. Mi tende un braccio. Lo agguanto nel lato ventrale del polso e lui fiducioso lascia il suo telo e gira sotto di me come una trottola quasi sfiorando il pavimento con la punta dei piedi. È sempre esaltante sentire che l'altro dipende dalla mia presa. Mi piace vedere che il mio appoggio consente di creare immagini estreme ed eleganti. Fatte di intensità e leggerezza. Mi sento librare anch'io.

Demetrio non mi pesa. È davvero bravo, più di quanto mi aspettassi. Al ritorno dalla figura mi scivola addosso per risalire sul suo telo e sento tra i veli qualcosa di più consistente spennellarmi una coscia. Avevo dimenticato che eravamo nudi. Kirk sarà contento della scena, immagino. 

Quando prenderemo il sifone? Chi lo deve fare? Secondo i ruoli tocca a me, ma non voglio dare soddisfazione a Kirk. Vediamo chi prenderà l'iniziativa. Demetrio torna verso di me. Ora lo tengo per le gambe e inevitabilmente guardo tra i glutei tesi mentre gli ultimi veli si staccano quasi da soli. Demetrio sembra a suo agio nel ruolo di Salomè. Io invece i veli li strappo a intervalli regolari, un po' meccanicamente. 

Ondeggiamo sempre più e lo lancio verso l'alto. Lui fa una capriola e riscende con le braccia verso di me. Presa di mano e attutisco l'impatto lasciando flettere le braccia coi muscoli in tensione. Poi lui scarica il peso andando in appoggio con le gambe divaricate ai due lati della mia faccia. Conosco il movimento, ma mi è estraneo il serpentello che mi punta il naso. Lui riporta le gambe in alto e aggancia i piedi nel suo telo, liberandosi dalla mia presa.

Basta, prendo io il sifone che parte automaticamente appena sollevato. Piroetto in diagonale disegnando uno spruzzo spirale nella stanza. Cerco di mantenere un'estetica nel caos creato dall'acqua. All'inizio anche Kirk viene fecondato e si ripara velocemente in un angolo. Ora siamo io e Demetrio. Le nostre piroette si allontanano per poi scontrarsi, respinte dal getto d'acqua. Lui l'affronta col petto, poi si rovescia di schiena a testa in giù, poi di nuovo di faccia. In un passaggio tendo la destra col sifone e lui d'intuito l'afferra.

Ora sono io la vittima. Cerco frenetico un impatto sempre più violento con lo spruzzo e accelero le mie piroette schiaffeggiando l'acqua contro le pareti della stanza. Petto, dorso, glutei infine gli vengo incontro a gambe aperte. La spinta mi fa girare vorticosamente, rilasso i muscoli e lascio che l'abbrivio si spenga senza più guida. 

Demetrio ha riposto il sifone. Dà slancio al telo e mi cerca. Mi supera, gira intorno alle mie volute e poi, con le gambe piegate ancorate al suo telo, mi accoglie in un abbraccio. Perdo ogni diffidenza e mi lascio andare. Demetrio lascia la presa delicatamente, come una carezza, e mi fa poggiare a terra i piedi. Mi dispiace staccarmi da lui. Inseguo l'abbrivio per non cadere e mi fermo. Lui gira, gira, e poi salta giù, davanti a me.

Ci stringiamo il braccio come gladiatori. Ci guardiamo finalmente negli occhi. 

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